
In Medio Oriente, l’offensiva israeliana contro Gaza va avanti da quasi venti mesi. Si è estesa alla Cisgiordania, a Gerusalemme Est, al Libano, alla Siria e allo Yemen. È la guerra più lunga nella storia di Israele con decine di migliaia di morti, soprattutto palestinesi. A Gaza, in particolare, il governo di Tel Aviv ha oltrepassato i limiti del diritto internazionale umanitario, usando l’arma della fame e bloccando l’ingresso degli aiuti umanitari, compresi quelli sanitari e medici. Continua inoltre a seminare lo sterminio, dopo aver ridotto la Striscia di Gaza a un campo di morte.
Questo genocidio “in diretta”, filmato dalle sue vittime, ma anche dai suoi carnefici che se ne vantano, non sarebbe stato immaginabile senza l’aiuto americano, senza la copertura dei governi europei e senza il silenzio e le menzogne di molti media occidentali. Fin dai primi giorni, Orient XXI, contro tutto e tutti, ha messo in luce non solo la barbarie di questa aggressione, ma anche il suo obiettivo centrale: porre fine al popolo palestinese. Tuttavia, anche se le richieste di aiuto degli abitanti di Gaza stanno cominciando a rompere il muro di menzogne, in molti paesi occidentali ad essere perseguito per “apologia del terrorismo” è chi denuncia il genocidio mentre chi lo esalta può esprimersi senza pericolo.
La guerra in corso ha confermato la necessità di media indipendenti come Orient XXI, per poter leggere informazioni non manipolate dai media controllati da miliardari, alcuni dei quali vicini all’estrema destra, né al servizio di un governo e di partiti politici che sostengono la politica israeliana, né controllati da chi diffonde l’islamofobia. Siamo orgogliosi di essere stati i primi ad avere un corrispondente a Gaza, il giornalista palestinese Rami Abu Jamous, e di aver fatto sentire una voce controcorrente in questi ultimi mesi. Per i suoi articoli su Orient XXI, Rami ha ottenuto il premio Bayeux dei corrispondenti di guerra e il premio Ouest-France nella categoria carta stampata.
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